Fabrizio Donato
Triplista e lunghista, 23 titoli di campione italiano, oro europeo, bronzo olimpico Londra 2012, intervistato da Luca Attanasio racconta la sua esperienza al fianco di Sport Senza Frontiere.
“Non chiamatemi testimonial, ma un componente della famiglia”
Comincia così, con una immediata dichiarazione d’amore la testimonianza della lunga amicizia che lega il pluricampione triplista e lunghista Fabrizio Donato a SSF. “Conosco bene la loro storia, sono stato uno dei primi e ricordo perfettamente che, tornato in Italia nel 2012, forte del mio oro agli Europei di Helsinky e del mio bronzo alle Olimpiadi di Londra, fui contattato da Alessandro Tappa. Non fu una lunga telefonata, bastarono pochi secondi, le parole ‘bambini in difficoltà, ‘sport come strumento di integrazione’ ‘stare vicini a chi ha bisogno’ oltre che la passione che percepii nella sua voce, a conquistarmi completamente.
Da allora non mi sono mai staccato da SSF e ho partecipato a tantissime iniziative, così tante che faccio fatica a ricordare come e quando….in ogni caso, tengo a dire che cerco di essere vicino, non mi piace il termine aiutare, assistere. La vicinanza è una scelta di cuore e credo che quel poco che ho fatto e faccio, lo farei e l’avrei fatto per le mie due figlie. A pensare a bambini che possono essere meno fortunati delle mie mi si stringe il cuore. Per questo mi sento uno di SSF”.
Lo sport è uno strumento formidabile per il sostegno di bambini e famiglie in difficoltà, per favorire l’integrazione sociale e la convivenza pacifica, Fabrizio lo ha approfondito entrando in contatto con SSF e i suoi ragazzi
“Sono restato molto colpito dal vedere tutti quei bambini pronti ad ascoltare e imparare. Alcuni non avevano il sorriso sul volto, magari per situazioni pesanti che vivevano, e ho percepito il loro cambiamento nel vederli coinvolti nelle attività, quando sentivano le nostre storie di atleti, vedevano le cose che riuscivamo a fare e uscivano dalla tristezza sfoderando sorrisi e allegria. L’originalità di SSF sta nel proporre progetti, percorsi, idee mai banali, sempre innovativi e concreti. In questo modo ottengono grandi risultati con i bambini e attirano l’interesse del mondo esterno: sponsor, federazioni sportive, media”.
Dieci anni sono passati, la Onlus, da realtà piccola e poco conosciuta si sta trasformando. Cosa ci si può aspettare per i prossimi 10 anni?
“Sono un vulcano perennemente in eruzione, una fucina di idee ma hanno sempre conservato limpidezza e trasparenza, caratteristiche importanti quanto rare. Sono una realtà semplice che fa cose semplici in modo originale ma che dietro ha una macchina organizzativa impressionante. Spero che continuino a mandare segnali e messaggi al mondo e che le istituzioni si avvicinino sempre di più a loro, per sostenerli e contribuire alla crescita di SSF e dei loro meravigliosi bambini”