Oggi #crescereconssf vi racconta di M. e di come il Judo è stato un potente mezzo per la sua emancipazione e crescita personale.
M. è un ragazzo con difficoltà neurologiche, e da piccolo non si è mai sentito come gli altri bambini. Sentirsi diverso l’ha fatto soffrire molto, tanto da chiudersi in un guscio di solitudine. La sua paura più grande era quella di non essere accettato dagli altri bambini e di non poter avere degli amici.
Nel 2021 M. è entrato nel progetto di Sport Senza Frontiere di Torino, ha instaurato un bel rapporto con la sua educatrice e le ha chiesto di poter fare Judo. Insieme sono andati a fare l’iscrizione all’Associazione Jigoro Kano che l’ha accolto a braccia aperte: lì ha conosciuto i suoi maestri e tanti ragazzi della sua età con la sua stessa passione. Con il passare del tempo M. ha trovato il coraggio di sciogliersi e si è lasciato andare alle chiacchiere con i suoi compagni. Dopo un po’ ha capito che nessuno lo avrebbe respinto come temeva e che anzi poteva avere tanti amici. Gli allenamenti di Judo sono diventati un piacere a tutto tondo e presto ha chiesto di fare più giorni di allenamento di quelli concordati all’inizio.
Passare tanto tempo in palestra per lui è diventato un modo per divertirsi e migliorare le sue abilità sia sportive che di comunicazione con gli altri ragazzi e il mondo esterno in generale.
Avere a disposizione una bella palestra dove allenarsi e farlo con i suoi pari e dei maestri attenti ha permesso a M. anche di lavorare sulle potenzialità che ha sempre avuto ma non ha mai sperimentato per paura di non riuscire a fare qualcosa e di non poter mai essere “come tutti”. Da quando ha iniziato il suo percorso sportivo e inclusivo fino ad oggi M. è diventato sempre più autonomo e ora che è grande queste capacità saranno per lui importantissime.
Questo percorso per noi di Sport Senza Frontiere è un importantissimo esempio di come un piccolo aiuto possa migliorare nettamente il percorso di crescita di ragazzi che avrebbero tanto da dare e di cui essere fieri, ma che non riescono a tirare fuori le loro potenzialità a causa di alcune barriere sociali che sembrano insormontabili e li fanno sentire diversi e soli.