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Il programma Sport Senza Frontiere nel X Municipio
Mi piace spesso iniziare a parlare di “lei” con questo slogan che ritrovi un pò ovunque quando arrivi nel X Municipio.
Fa subito pensare ad una periferia che si finge una città ma che troppo spesso è costretta a giocare le partite più importanti da sola.
Non è solo il territorio che lo comunica ma anche i ragazzi che ho conosciuto qui, lasciati al loro destino a volte scritto troppo presto, costretti a dimenticare di essere semplicemente ancora dei bambini. Questa è la prima sfida che ti ritrovi ad affrontare su questo territorio, regalare a queste persone quella cura e quella spensieratezza che fa bene al cuore.
Essere l’educatrice del programma di Sport Senza Frontiere nel Municipio X è una responsabilità che mi porta ogni giorno ad interagire con le storie e i bisogni di famiglie e bambini in difficoltà.
La più grande caratteristica di Ostia è la sua forte identità che è anche la sua forza perché se arrivi ad Ostia non ti senti solo e questo succede ai più deboli ma anche ai più forti.
Il mio lavoro è quello di offrire opportunità concrete di educazione e di benessere attraverso lo sport, per chi si trova in condizioni di svantaggio. Uno degli aspetti centrali del mio ruolo è la gestione delle relazioni con la rete degli enti segnalatori del X Municipio, che mi aiutano ad individuare i minori che hanno bisogno del nostro intervento perché vivono situazioni psico-socio-economiche difficili. Coordino il loro inserimento nelle società sportive affiliate a Sport Senza Frontiere, monitorando, insieme ai miei colleghi Michele (responsabile del programma SSF nel Lazio) e Alessia (responsabile del programma nazionale) le attività, per garantire un’esperienza educativa e soprattutto inclusiva a tutto tondo. Al tempo stesso, mantengo un dialogo continuo con le famiglie coinvolte, offrendo supporto e costruendo un ponte di fiducia. Le sfide sono quotidiane e spesso complesse. Bilanciare le aspettative delle famiglie con le risorse disponibili e le esigenze delle società sportive richiede empatia e tanto ascolto.
Mi capita spesso di affrontare situazioni delicate, come gestire conflitti tra le famiglie e le società sportive o supportare bambini che vivono problemi emotivi e comportamentali molto gravi.
Ogni sfida, per quanto impegnativa, rappresenta un’opportunità per migliorare il servizio e fare la differenza nella vita di un bambino e della sua famiglia.
Piantare ogni giorno un piccolo semino, forse è il compito che noi educatori sentiamo di più quando incrociamo i nostri ragazzi nel loro primo giorno di sport.
FRANCESCA ESPOSITO
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