Aggiornamento sul progetto
Dopo le chiusure delle palestre e lo stop dello sport di base, finalmente una gran parte dei nostri bambini sono tornati a fare attività sportiva in tutte le città del progetto (Roma, Milano, Napoli, Bergamo, Torino). Parallelamente proseguono anche le attività da remoto nate durante il lockdown che non abbiamo più accantonato: l’aiuto compiti (grazie alla partecipazione di volontari), il counseling psicologico esteso anche alle nostre famiglie, oggi più importante che mai. Continua anche la distribuzione di generi alimentari e presidi sanitari e grazie al progetto Wind Tre “cartella sospesa”, la consegna di materiale didattico.
A Roma continuano anche le visite mediche pediatriche per il rilascio del certificato medico, grazie alla collaborazione con l’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport (nuovo importante partner). Al di là del certificato medico, lo screening sanitario fatto dall’Istituto è molto importante ai fini della prevenzione.
Ma Sport Senza Frontiere è instancabile e da oltre un anno organizza, per un gruppo di giovani immigrati molto motivati, l’attività sportiva (in collaborazione con l’ASD Runner Trainer ) abbinata alle lezioni d’italiano finalizzate al rilascio della patente di guida. Un binomio anzi trinomio (italiano-sport-patente di guida) che sta dando grandi risultati ai fini dell’integrazione sociale e che meriterebbe un potenziamento!
Grande anche l’entusiasmo dei bambini di Tor Bella Monaca (quest’anno piccolissimi) che hanno intrapreso la via del golf con il progetto Golf Senza Frontiere.
Alessia Mantovani, psicologa coordinatrice nazionale e responsabile dei programmi SSF, ci racconta anche altri aspetti del progetto:
Alessia, che sport fanno oggi i bambini seguiti da Sport Senza Frontiere?
Tutti gli sport in cui si possa stare all’aperto: atletica, tennis, rugby, football americano, pentathlon, calcio. Le modalità con cui vengono fatti gli allenamenti sono completamente cambiate con questa emergenza, solo gli sport dove si riescono a fare gli allenamenti individuali sono sicuri. Anche il judo e il karate hanno ripreso solo là dove le associazioni sportive si sono organizzate con allenamenti all’aperto. Alcuni sport come il nuoto purtroppo, così utile per la crescita e così importante per alcuni bambini con problemi di peso o di scoliosi, sono ancora fermi. A Milano dove la situazione era più critica, ci siamo organizzati anche da soli, prendendo degli allenatori, per far fare sport all’aperto ai nostri bambini che ancora non sono riusciti a riprendere gli allenamenti con le loro società sportive. Purtroppo uno dei nostri progetti più belli Amica Acqua è fermo, per via delle piscine chiuse.
Quali sono le difficoltà che emergono maggiormente nelle famiglie del nostro progetto?
Prima delle difficoltà vorrei parlare degli aspetti positivi che questa situazione ha favorito, ovvero la grande alleanza che si è creata tra noi e le famiglie dei 400 bambini che seguiamo, la vicinanza che ha rafforzato la fiducia delle famiglie nei nostri confronti. Se prima eravamo per loro un punto di riferimento, ora siamo una speranza. L’aspetto negativo è che l’emergenza ha peggiorato i loro problemi economici che tra l’altro già c’erano.
Immagino tu ti riferisca anche alla situazione lavorativa. In quanti hanno perso il lavoro ?
Molti dei papà e delle mamme dei bambini che seguiamo hanno perso il lavoro. Almeno un 30% direi, tutti coloro che avevano lavori saltuari. Alcuni poi non riescono neanche ad accedere agli aiuti statali come il reddito di cittadinanza. Noi li aiutiamo dove possiamo anche nelle pratiche burocratiche, soprattutto relativamente alle necessità dei bambini. In questo senso vanno le visite mediche di cui ci occupiamo noi. Va considerato che alcune famiglie non sanno neanche di avere diritto al servizio sanitari nazionale sanitario, non hanno neanche la tessera sanitaria…non si può davvero immaginare le difficoltà in cui molte famiglie vivono.
La situazione delle donne/mamme com’è ?
Con il progetto educativa domiciliare siamo entrati nelle case dei nostri bambini e abbiamo conosciuto meglio le loro situazioni e devo dire che abbiamo trovato nelle mamme una grande forza. La speranza alberga nelle mamme che non si danno mai per vinte, anche quando i loro mariti cadono in depressione perché perdono il lavoro. Un esempio recentissimo, ho parlato con una mamma di alcune case occupate di Roma , che si è rimboccata le maniche dopo che il marito ha perso il lavoro e si è messa a fare ka badante. Ora è lei che mantiene tutta la famiglia. Le donne sono quelle che non si arrendono
Ci sono stati bambini che per paura di ammalarsi non sono tornati a fare sport?
I bambini assorbono le paure delle famiglie è da lì che nasce. Ma i bambini se ben guidati tendenzialmente sono portati ad affrontare le cose e a superare le difficoltà. Nessuno bambino ha avuto paura di tornare a fare sport. Al contrario la loro gioia era palese!
Come dicevo sopra, uno degli aspetti positivi della pandemia è che il legame con le famiglie si è molto stretto, si fidano di noi e quindi si affidano. Anche quelle più spaventante alla fine li hanno rimandati a fare sport perchè c’eravamo noi a prenderli in carico. E questo è commovente perché la fiducia che ci restituiscono è il frutto del nostro lavoro e del nostro impegno nei loro confronti ed è anche un grande responsabilità e mi sento di dire che ce la metteremo tutta per non deluderli.