#backtosport ma non solo. L’articolo del nostro psicologo Giuseppe Storino racconta un aspetto molto importante del progetto di Sport Senza Frontiere che evidenzia come intorno all’inserimento di ogni bambino nell’attività sportiva, c’è un lavoro attento e profondo di cura, non solo del minore ma di tutto il suo nucleo famigliare.
L’educativa domiciliare è un’azione introdotta da Sport Senza Frontiere nell’anno sportivo 2020/2021. Si tratta di una visita che lo psicologo e l’educatore di riferimento effettuano a casa delle famiglie dei bambini che praticano sport grazie alla Onlus, prima che inizino le attività.
La finalità di questa azione non è solo quella di compilare tutta la documentazione necessaria per prendere in carico il minore, ma anche, e soprattutto, quella di far comprendere ad ogni famiglia che il ruolo di Sport Senza Frontiere non si ferma all’inserimento sportivo del bambino, ma che possono contare su di noi, sul nostro supporto trasversale durante il corso dell’anno: dalle questioni logistiche, a quelle educative, dagli aspetti emotivi a quelli burocratici.
In un incontro così strutturato, è molto più semplice entrare in confidenza con le famiglie e creare con loro un’alleanza. Infatti, ciò che si viene ad instaurare tra le parti è un patto morale: da una parte, noi di Sport Senza Frontiere ci prendiamo ancora più a cuore le situazioni familiari conosciute; dall’altra, i beneficiari, ricevendo un’azione educativa di responsabilizzazione, riescono meglio a comprendere il reale valore della pratica sportiva. Di conseguenza, sono i genitori ad assumere un ruolo più attivo nella pratica sportiva dei figlio/a e questo è determinante perché significa garantire la frequenza agli allenamenti e scarso rischio di abbandono dell’attività.
Inoltre, il contesto familiare in cui si svolgono gli incontri permette loro di sentirsi maggiormente a proprio agio e, di conseguenza, di aprirsi di più anche su aspetti più personali e privati. È come se, semplicemente superando l’uscio della porta di casa, la relazione passa ad un livello superiore. Inoltre ogni visita fornisce preziose indicazioni sulle dinamiche familiari, dettagli e chiarimenti, che, senza l’educativa domiciliare, rimarrebbero sconosciuti.
Inizialmente eravamo titubanti sull’attivare o meno un servizio come questo, che temevamo potesse essere percepito come invadente. Invece, la risposta delle famiglie è stata eccezionale: praticamente tutti i nuclei hanno accolto Sport Senza Frontiere all’interno delle loro abitazioni e anzi hanno sfruttato l’occasione per esprimere la propria gratitudine nei confronti della Onlus. Più di qualche genitore ha anche esternato “Oh, ora finalmente ho la possibilità di fare io qualcosa per voi e ringraziarvi per tutto ciò che ci avete dato e ci state continuando ad offrire!”.
Ogni casa è un viaggio ricco di gratitudine: c’è chi ha atteso la nostra visita alle 17.00 per pranzare assieme a noi con un delizioso cous-cous marocchino fatto in casa; chi ci ha mostrato il rituale del caffè eritreo, tostandolo in maniera tradizionale e facendoci scoprire aromi mai sentiti; chi ha arricchito le nostre conoscenze, raccontandoci e mostrandoci le influenze culturali asiatiche presenti in Perù, legate alla deportazione di schiavi cinesi avvenuta in passato.
Tutte queste famiglie non ci hanno fatto entrare solo a casa loro, ma nel loro mondo ! E la gioia con cui lo hanno fatto, i contenuti culturali presenti in ogni angolo della casa, i dialoghi ricchi di emotività hanno offuscato la fatiscenza delle loro dimore e la precarietà delle loro condizioni.
Giuseppe Storino
Psicologo Sport Senza Frontiere