Oggi, 8 marzo 2024, in occasione della Giornata Internazionale della Donna che si celebra da oltre 100 anni per ricordare l’importanza dell’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne, abbiamo deciso di dedicare la nostra rubrica di approfondimento #SSFInsight a una donna sportiva che ha lottato durante tutta la sua carriera e che lotta ancora oggi per questo: la tennista statunitense Billie Jean King.
I record sportivi di questa atleta sono impressionanti: 39 titoli di Grande Slam, 20 trofei Wimbledon e n. 1 nel ranking mondiale per sei anni. A questi ed altri successi sul campo, si aggiungono quelli nelle lotte sociali, che l’hanno resa protagonista e simbolo del femminismo e delle battaglie per l’uguaglianza, soprattutto in ambito sportivo.
Billie Jean nacque in California nel 1943, in una famiglia tradizionalista e bianca. Da un lato sentì la pressione e l’oppressione dei familiari rispetto ad alcuni aspetti della sua persona e temi per cui lei già da giovane ha nutrito una certa sensibilità – in particolare il suo orientamento sessuale – dall’altro si rese conto, fin dai primi momenti passati sui campi dove imparava a giocare, che il tennis era uno sport elitario, per bianchi e per lo più maschi.
Successivamente, avvicinandosi al mondo delle competizioni, si accorse subito che a parità di capacità e successi, i compensi e i premi per le donne erano meno consistenti di quelli per gli uomini.
Con il suo attivismo cercò sempre di toccare diversi punti: chiese per esempio a chi scrive gli articoli sui match di non parlare dell’aspetto fisico delle giocatrici, ma delle loro prestazioni. Una richiesta che oggi in parte potrebbe sembrarci ovvia, ma che allora non lo era per niente.
Quando alla fine degli anni sessanta scoprì che alcuni colleghi si stavano muovendo per formare un’associazione che aveva come scopo quello di portare il tennis dal mondo amatoriale a quello professionale, pensò che sarebbe stata chiamata a farne parte. Così non fu e perciò decise, insieme ad altre otto donne, di portare avanti delle proteste contro l’iniquità dei premi monetari dati nei campionati maschili e femminili, la prima e più famosa è stata la “One Dollar Contract” del 1970 e di fondare nel 1973 la Women’s Tennis Association di cui fu anche la prima Presidentessa.
Lo stesso anno Billie Jean affrontò sul campo Bobby Riggs, un campione di tennis che si autodefiniva sciovinista maschile e che era fortemente convinto che una donna non potesse batterlo perché in quanto tale era inferiore agli uomini. In quella che fu denominata la “battle of the sexes” Billie Jean battè Bobby in tre set, dimostrando che si sbagliava.
I riconoscimenti attribuiti a questa donna sono tanti e, per tutto quello che ha fatto e fa, rimane un pilastro tra le atlete che si sono distinte anche oltre i meriti sportivi.
Noi di Sport Senza Frontiere abbiamo scelto di farle questa piccola dedica consapevoli che il lavoro che facciamo ogni giorno, che ha come obiettivo quello di restituire dignità e i diritti (che spetterebbero a tutte e tutti) a chi parte da situazioni di svantaggio sociale ed economico, è frutto anche di queste battaglie storiche e dell’impegno di persone che come Billie Jean King si sono spese in prima linea per il benessere di tante altre.