Intervista a Maria di Pieve Torina
Beneficiaria di Joy Summer Camp Terminillo dal 2017, anno del sisma
Maria era ancora una bambina quando arrivò al primo Summer Camp con la sorellina, da Pieve Torina. Era il 2017, così nasceva JOY. Quell’anno Sport Senza Frontiere decide di realizzare JOY per dare il suo contributo alle famiglie del Centro Italia che erano state colpite dal sisma. Cosa poteva fare SSF se non offrire lo sport e una vacanza ben organizzata dal punto di vista educativo, per dare una possibilità di serenità, di gioco, di speranza ai bambini che insieme alle loro mamme e papà avevano perso tutto? Maria, la prima di tre figlie, arrivò un po’ smarrita, accompagnata dai loro genitori, grati e fiduciosi. Fu l’inizio di un grande amore, non solo tra Maria e JOY, ma tra lei e uno sport meraviglioso che prima del 2017 non conosceva neanche…
Maria cos’è lo sport per te ?
Io prima facevo danza e mi piaceva ed era l’unica sport che conoscevo. Poi siccome con il terremoto ho scoperto il camp Joy dove c’erano tutti questi sport…wow…così ho scoperto che lo sport è divertimento puro. È liberazione.
Che sport fai?
Scherma
Come ti sei avvicinata alla scherma?
A Joy nel 2017, il primo anno del summer camp. Avevo 8 anni ed era il primo camp dedicato a noi bambini del sisma del Centro Italia. Dopo quell’anno, uno dei motivi per cui tornavo a Joy ogni anno, oltre che per fare nuove amicizie, era per fare scherma. Mi piaceva tanto la scherma ma non volevo lasciare la danza. Inoltre non avevo il coraggio di dirlo ai miei genitori. Poi un anno, quello del COVID, Joy non c’è stato e io ci sono rimasta malissimo. Però è stata la spinta per trovare il coraggio di chiedere ai miei genitori che volevo fare scherma. Ora sono al secondo anno.
Dove fai la scherma?
Vado fino a Foligno che da Pieve Torina è tanto lontano. Circa 60 Km tra andata e ritorno. Ci vado 4 volte a settimana.
E’ un grande sacrificio, un grande impegno. Che dicono mamma e papà? Possiamo dire che Joy gli ha combinato un bello scherzo…
Si (ride [ndr])…All’inizio i miei sono rimasti sorpresi. Poi mi hanno detto di provare.
L’anno scorso volevo anche mollare perché mi sembrava troppo difficile. Ma poi incoraggiata dagli istruttori ho scoperto che potevo farcela. Quando ho vinto il mio primo assalto ero felicissima. Avevo capito come funzionava.
Vuoi continuare? Dove vuoi arrivare ?
Faccio già le gare interregionali e sogno di fare carriera nella scherma perché per me è proprio una grande passione. Certo ora sono all’inizio. Ad esempio ho ancora tanta paura… di perdere. Anche se so che non esistono le sconfitte. Sono tutte vittorie. E questo l’ho imparato a JOY. Affrontare la sfida è già questa una vittoria, per me stessa. Così divento sempre più forte. Mi ricordo a Joy quando è venuta a trovarci Margherita Granbassi e ci ha fatto lezione, ci ha spiegato proprio questo.
Ma cosa ti dà la scherma di diverso rispetto alla danza che pure amavi tanto. Cos’è che ti ha catturato?
Provo più soddisfazione. Quando mi riesce un assalto provo più soddisfazione di quando facevo le cose di danza. Non lo so …c’è l’adrenalina. L’emozione , la carica che senti dentro quando fai una gara. Poi c’è la divisa! Quando metto la divisa sono felicissima.
Come quella che la scorsa estate a Joy ti ha regalato Michele (Michele Pesante coordinatore di Joy [ndr])?
Si la maschera! La divisa ancora mi sta un pochino grande. La tengo da parte. Ma la maschera è bellissima!
Quindi ci rivediamo a Joy anche quest’anno?
Si , si certo non posso mai mancare a JOY.
Sai che facciamo quando diventi più grande? Vieni a Joy a fare la tutor e l’istruttrice di scherma. Ti piacerebbe?
Si tantissimo. Michele mi ha già detto che tra qualche anno mi aspetta nello staff…
La testimonianza di Maria è una delle preziose bellissime storie che raccontano quanto Joy sia un camp davvero speciale, un progetto altamente formativo. Joy è un’indimenticabile esperienza, un ricordo impresso nel cuore per chiunque abbia avuto la fortuna di viverlo, in qualsiasi ruolo, da beneficiario a tutor , da educatore a volontario.